Renato Volpini

Renato Volpini

Renato Volpini nasce a Napoli nel 1934 ma cresce prevalentemente ad Urbino dove, nel 1957, si diploma alla Scuola d’Arte. Dal 1958 vive e lavora a Milano. 

​La sua attività artistica inizia nella seconda metà degli anni Cinquanta. Si muove dapprima ai confini dell’Informale, per poi subire qualche influenza dalla Pop Art – sia pure in forme originali e non accettando mai l’idealizzazione della merce e del prodotto industriale, tipica di molti artisti americani. 

​Tuttavia, i primi decisi esempi di una raggiunta maturità coincidono con le sue ricerche in ambito figurativo e spaziale, allorché, a partire dalla meta degli anni Sessanta, come ha affermato Roberto Sanesi, «l’oggetto» di Volpini si «animalizza», si espone come «meccanismo allucinato e spesso ironico». È l’epoca in cui l’artista inventa “macchine inutili'”, moduli, animali immaginari, personaggi digitali o “marziani”, marchingegni parossistici dalle forme oniriche e meccaniche, tutti caratterizzati allo stesso tempo da un senso di minaccioso presagio cosmico e da una vena irriverente e umoristica.

La sua opera si fa conoscere dalla critica negli anni Sessanta con una mostra alla Galleria Profili di Milano insieme ad Adami, Del Pezzo e Romagnoni. Nello stesso giro d’anni prende parte alle nuove tendenze presenti nell’ambiente milanese a fianco – ma sempre in modo autonomo – dei protagonisti della Pop Art e dell’Immagine Critica. 

Negli anni Settanta e Ottanta Volpini continua la sua intensa ricerca, esplorando con nuovo vigore tecniche da lui già ampiamente sperimentate come la costruzione di strutture compiuta con i materiali più diversi, il collage, la serigrafia, l’acquarello. 

Pittore e scultore, Volpini è stato senz’ombra di dubbio uno dei massimi incisori dell’arte contemporanea. Le sue grandi capacità di compositore di acqueforti e di acquetinte e di raffinato sperimentatore di tutte le tecniche incisorie sono state ammirate da moltissimi artisti, italiani e stranieri. Tra gli altri Fontana, Baj, Giacometti, Alechinsky, Matta, Wifredo Lam, Warhol. 

Presente già alla Biennale di Venezia del 1962, Volpini ha partecipato poi a importanti mostre collettive in Italia e all’estero, tra cui quella alla Philadelphia Art Alliance nel 1967 insieme a Bonfanti, Cappello, Nangeroni e Scanavino. 

Dalla metà degli anni Novanta, con alcune mostre significative in Italia (Galleria Manzoni) e all’estero (Ginevra, Portland), l’opera di Volpini è tornata a essere un punto di riferimento nella scena artistica nazionale e internazionale, come del resto attestano diverse mostre tenutesi nel primo decennio del 2000: Renato Volpini, a cura di Carlo Schaub e Marius Hernberg, Designers Work Team, Ginevra, 2001; Le Macchine Metamorfiche, a cura di Floriano De Santi, Palazzo Ducale, Urbino, 2002; la partecipazione a Un Secolo Arte Italiana – Lo sguardo del collezionista – Opere dalla Fondazione VAF, MART, Rovereto, 2005; Volpini ieri e oggi, a cura di Gillo Dorfles, Annunciata Galleria d’Arte, Milano, 2008. D’assoluto interesse, infine, i due volumi monografici: Volpini anni Sessanta e Renato Volpini anni Sessanta… e oltre, pubblicati in edizioni in tiratura limitata nelle quali l’artista presenta, a fianco delle opere storiche, i suoi originali ODM (Opere Originali-Digitali-Mediali) che segnano la sua ultima produzione. 

Renato Volpini muore a Milano il 3 febbraio 2017.