Miart 2020
SBARCO SUL FUTURO DEL XX SECOLO
Quando utopia e distopia divengono realtà
Galleria Allegra Ravizza
11-13 settembre 2020
Fiera Internazionale di Arte Moderna e Contemporanea – Edizione online
La Galleria Allegra Ravizza è lieta di presentare per questa nuova e particolare edizione di Miart 2020 un viaggio che ci porta nel futuro immaginato nel secolo scorso diviso in tre tappe: decollo, volo e atterraggio.
Il DECOLLO con il noto libro del 1921 L’Angoscia delle Macchine di Ruggero Vasari, reputato il primo vero romanzo di fantascienza, musicato dal musicista futurista Silvio Mix, a cui si ispira il film muto capolavoro di Fritz Lang, Metropolis.
Il VOLO nell’universo metafisico dei dipinti di Bruno Contenotte, che collaborò con Stanley Kubrick all’altro capolavoro del cinema “2001: Odissea nello spazio”, fino ad arrivare all’ATTERRAGGIO sulla superficie lunare di Giulio Turcato.
DECOLLO
A metà degli anni Venti del Novecento, il giovane talento musicale Silvio Mix (Trieste, 1900- Gallarate, 1927), triestino di origini e arruolato nel movimento futurista dal leader Tommaso Filippo Marinetti, scrive e compone i sette “Commenti Sinfonici” per il dramma del poeta e pittore siciliano Ruggero Vasari (Messina, 1898- 1968) dal titolo L’Angoscia delle Macchine. Concepito nel 1921 e portato a termine nel 1923, l’opera viene definita da F.T. Marinetti “una delle opere più importanti che il futurismo abbia dato”[1] durante una conferenza tenuta alla Sorbonne di Parigi e viene tradotta in otto lingue.
Il dramma di Vasari rivisita il mito del mondo delle macchine, molto caro all’estetica futurista, in chiave dichiaratamente polemica e richiama temi tipicamente marinettiani come il conflitto e il disprezzo per la donna. Il dramma si svolge su un pianeta non bene identificato, regno delle macchine, dove vivono i protagonisti Bacal, Singar e Tochir, signori assoluti in una società di individui sottomessi e condannati al potere delle macchine. Una macchina cervello, collegata direttamente ai tre despoti, impartisce ordini e manovra le volontà di questi e del popolo di robot e uomini robotizzati. L’arrivo delle donne, esiliate su un altro pianeta, però complica la situazione che precipita verso la catastrofe: Tochir perde completamente il controllo della macchina cervello e muore, la macchina a sua volta impazzisce e nella sua follia distruttrice travolge il genere umano rimanendo la sovrana del pianeta.
Il dramma è musicato dal giovane Silvio Mix, che allora aveva poco più di venti anni, i cui spartiti sono riportati in Commenti Sinfonici per L’Angoscia delle Macchine. È lo stesso Vasari ad insistere sull’importanza della musica di scena di Silvio Mix per la piena riuscita dello spettacolo. La partitura si compone di sette brevi episodi: Prefonia, Commento I, Interludio (che introduce l’atto II), Commento II (brevissimo), Pantomima e Tragedia, Pantomima II e Finale.
Come in altre partiture di Mix, la scrittura musicale dilata violentemente lo spazio dinamico, mettendo in secca contrapposizione i “pianissimo” e “fortissimo” e creando così un climax all’interno del brano, come accade nel terzo commento sinfonico (Interludio). La partitura è inoltre interessante sia per l’utilizzo di strumenti quali le sirene, collocate in due punti diversi del palcoscenico e utilizzate nel sesto commento sinfonico, sia per l’applicazione del linguaggio microtonale[2].
La prima rappresentazione de “L’Angoscia delle Macchine” avviene al teatro “Art et Action” di Parigi il 27 aprile 1927. Partito per Parigi nel dicembre del 1926, Mix avrebbe dovuto presiedere all’esecuzione delle musiche di scena da lui composte per la messa in scena del dramma. Un improvviso malessere lo costringe però a tornare in Italia, qui viene ricoverato nell’ospedale di Gallarate dove muore poche ore dopo. Dopo la sua morte si decide di sostituire i suoi commenti sinfonici con una polifonia rumorista di Eduard Autant.
La partitura originale venne eseguita per la Radio della Svizzera Italiana nel 1989, curata dal musicologo Carlo Piccardi.
Alla travolgente vicenda de “L’angoscia delle Macchine” si ispira il film capolavoro del regista austriaco Fritz Lang (Vienna, 1890- Beverly Hills, 1976) “Metropolis”, presentato in prima assoluta il 10 gennaio 1927. Lang ambienta la storia nel 2026, in un futuro distopico, in cui i ricchi industriali governano la città di Metropolis costringendo ad un incessante lavoro la classe proletaria relegata nel sottosuolo. Numerose sono infatti le analogie e i richiami al dramma di Vasari, ma se questo termina con la vittoria della macchina e l’apocalisse provocata dal macchinismo, in “Metropolis”la macchina viene distrutta e l’umanità riconquista la sua indipendenza e libertà.
VOLO
2001: Odissea nello Spazio, diretto e prodotto dal celebre regista statunitense Stanley Kubrick (1928-1999) nel 1968 e vincitore del Premio Oscar per i migliori effetti speciali l’anno successivo. Pietra miliare nella storia del cinema, “2001: Odissea nello Spazio” è noto anche per la sua colonna sonora, rimasta una delle più famose, composta da brani di musica classica di autori classici e contemporanei. Tra questi primeggia su tutti il compositore di origini tedesche Richard Strauss (1864-1949) con il suo poema sinfonico “Così Parlò Zarathustra”, composto nel 1896 e ispirato all’omonima opera poetico-filosofica di Friedrich Nietzsche (1844-1900) di cui ne riprende alcuni titoli nei vari movimenti.
Al film lavora anche l’artista poliedrico ed eclettico Bruno Contenotte (San Giorgio di Mantova, 1922- Milano, 1992) che collabora alle scene finali del capolavoro di Kubrick. La ricerca sperimentale dell’artista si è sempre concentrata sull’analisi della realtà tangibile del vuoto immateriale e dell’energia cosmica, creando in pittura la Metafisica quantica. Conosciuto e apprezzato dal regista statunitense, Contenotte collabora alla realizzazione scenografica del film progettando la “Sfera Cosmica”, una sequenza di circa quindici minuti in cui colori, forme e luci si susseguono nel vuoto dello spazio. Le medesime figurazioni e colori sono qui riproposte su sovrapposizioni di resine. Le varie resine dai colori accesi e fluorescenti si intersecano sulle tele creando delle figure metafisiche che ne modificano la tela stessa.
Nel 1984 il celebre gruppo britannico dei Queen lancia il primo singolo dell’album “The Worker” dal titolo Radio Ga Ga, il cui video musicale ripropone degli spezzoni del film “Metropolis”.
Nello stesso anno il produttore discografico e compositore italiano Giorgio Moroder (Ortisei, 1940) lavora alla riedizione del film degli anni Venti di Lang. La pellicola restaurata, della durata di soli 87 minuti, propone una colonna sonora nuova e moderna in stile rock. Tra le musiche presenti nella nuova versione di Moroder compare anche “Love Kills”, scritta e composta da Freddie Mercury insieme a Moroder. “Love Kills” appare per la prima volta proprio nella riedizione del film di fantascienza e viene pubblicata il 10 settembre 1984 come unico estratto della colonna sonora.
ATTERAGGIO
Solo un anno dopo l’uscita nelle sale di 2001: Odissea nello Spazio,il 21 luglio 1969 l’uomo sbarca sulla Luna, “un piccolo passo per l’uomo, un grande passo per l’umanità”. L’artista mantovano Giulio Turcato (Mantova, 1912- Roma, 1995) trae ispirazione dalle ricerche scientifiche che negli anni Sessanta furono condotte riproponendo nelle sue opere l’immaginario collettivo dell’intero decennio: la corsa alla Luna e la conquista dello spazio. Attraverso l’utilizzo del gommapiuma e della monocromia, Turcato realizza a partire dalla metà degli anni Sessanta una serie di lavori che ricreano la superficie e il paesaggio lunare rendendo tangibile e reale quello spazio ignoto che l’uomo avrebbe svelato e conquistato entro la fine del decennio. Paesaggio Lunare (Giulio Turcato, 1971) evoca inoltre la curiosità insita nell’uomo, la sua brama di conquista e di conoscenza, il suo perenne desiderio di scoprire l’ignoto e il progressivo prevalere di questi sui propri limiti.
[1] Il Futurismo mondiale. Conferenza di F.T. Marinetti alla Sorbona in “L’Impero”, Roma, 20 maggio 1924, come riportato nel volume di Mario Verdone Il Teatro Futurista, p. 9
[2] Silvio Mix e L’Angoscia delle Macchine di Stefano Bianchi in Il Corpo del Mostro, AA.VV, 2002, p. 279