2 – La cultura è energia. Opere Magiche
Elio Marchegiani
15 marzo-24 aprile 2013
Inaugurazione: 14 marzo 2013, ore 18
Una mostra che vuole essere il secondo appuntamento del progetto ispirato a quello ideato da Guido Le Noci nel 1971 al Centro Apollinaire di Milano e che fa seguito all’esposizione dello scorso anno intitolata 1 – LA CULTURA E’ ENERGIA. OPERE STORICHE.
Verrà presentata una selezione di opere tra cui Il fulmine (1969-1970).
CONVERSAZIONE CON IL CURATORE
Marco Meneguzzo
Particolarmente interessante è l’analisi dell’elemento magico di cui le opere di Elio Marchegiani sono intrise. Si pensi al celebre lavoro intitolato Il fulmine (1969-1970), esposto in mostra insieme a una fotografia scattata in occasione della Fiera Internazionale di Genova del 1971: questo modo fotografico di ambientare l’opera sottolinea da un lato l’ironia di Elio Marchegiani, rappresentata dalle tre giovani donne abbarbicate alla struttura verticale e falliforme dell’opera, e dall’altro l’attenzione e il rapporto magico dell’artista con la scienza.
In tale ambito, il confronto con il mondo scientifico emerge dalla conoscenza del generatore di Van Der Graaf, nota macchina elettrostatica, inventata nel 1929 dall’omonimo fisico statunitense, in grado di riprodurre il fenomeno naturale che determina la formazione dei fulmini. A cavallo fra fisica e magia, il fulmine rappresenta uno dei fenomeni naturali più spettacolari e inquietanti, capace di suscitare, sin dall’antichità, paura e rispetto nell’uomo. L’antica visione del fulmine quale strumento del potere divino, nell’opera di Marchegiani si trasforma in una visione incantata.
Allegra Ravizza
Tuttavia l’elemento magico che pervade la produzione artistica di Elio Marchegiani, sinora è stato posto in secondo piano dalla fama delle Grammature di colore. Queste opere, la cui linea di produzione è concentrata negli anni ’70, sono state ripetutamente inserite all’interno del filone dell’arte analitica pur non rientrandovi pienamente.
Allo stesso modo la serie delle Gomme (realizzate tra il 1971 e il 1973) può sembrare uno studio sulla materia, secondo una visione razionale monotona dell’opera d’arte. In realtà non si tratta di materia inerte ma di qualcosa che simula l’invecchiamento della pelle umana. L’accento deve essere puntato sulla sua trasformazione senza ritorno; essa è in costante mutamento ed è destinata a morire nel tempo.
Questi lavori, così come tutta la produzione di Marchegiani, sono una fusione tra l’aspetto scientifico e il suo carattere di ricercatore eclettico.
Di fatto, l’eclettismo di questi lavori, così come di tutta la produzione di Elio Marchegiani, trovano la loro costante nella fusione tra l’aspetto scientifico, un atteggiamento magico e un’attitudine morale.